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“Ipocriti!” L’ipocrisia, quella malattia che mostra esternamente ciò che non c’è interiormente e l’unico obiettivo che si prefigge è di nutrirsi di apparenza e reclama vanagloria. Inoltre ci imballa sul nostro giaciglio rendendoci incapaci di prendere posizione rispetto agli eventi che incontriamo e a tutto ciò che il Signore ci invita ad iniziare per uscire da questa situazione lo rifiutiamo perché ci stiamo bene con la nostra malattia. Non vogliamo scendere dalla superficie delle apparenze, la condizione della folla, per andare verso l’umiltà di metterci in discussione facendo quello che Dio ci propone per poi riuscire a cogliere l’essenza dell’azione piuttosto che fermarci all’esteriore giudicandolo e rifiutandolo. Gesù ci chiede di riconoscere la nostra vera condizione senza illusioni e ipocrisia, a questo punto decidere di indossare la sua veste È l’amore reciproco che ci guarisce da questa malattia. Il rifiutare Gesù, la porta della misericordia, ti porta ad accettare l’unica porta rimasta, quella del giudizio. Ma allora affrettati, come quando sta per arrivare un temporale, a portare in salvo il salvabile a costo di perdere qualcosa, ma salvare l’essenziale, la tua anima.
Fabrizio Fiorenza
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Dal 3 al 5 Ottobre ultimo scorso, presso Casa Lanteri si è svolto il primo incontro internazionale di pastorale sociale “Carità e Missione”. Molti Padri OMV sono giunti da diverse zone del mondo a rappresentare la loro terra di Missione: Stati Uniti, Argentina, Brasile, Nigeria, Austria, Francia.
Presieduto da P. Sergio Zirattu, Rettor Maggiore, è stato coordinato da P. Thomas Kleinschmidt. Questa iniziativa è stata pensata dal Rettor Maggiore come uno spazio di testimonianze pastorali per una maggiore conoscenza reciproca. . Ogni Padre Oblato ha presentato attraverso un filmato le iniziative locali orientate a favorire una migliore qualità di vita ai nostri fratelli che vivono in situazioni di povertà, ed è stato veramente bello e interessante conoscere l’opera missionaria che è stata realizzata dai Padri nel corso degli anni in queste terre sperdute. La diversità dei vari popoli con le loro culture e bisogni, ci ha portato a riflettere sulla vera povertà che non è solamente quella materiale ma è soprattutto quella spirituale. Infatti nessuno è così povero da non poter offrire niente al fratello. Quello che si deve considerare è che la persona che soffre di privazioni di ogni genere, può spesso testimoniare una vita ricca di senso a chi possiede apparentemente tutto ma non ha la “Carità”.
Il confronto fra la Missione benestante con quella priva del necessario per vivere, ci ha portati a riflettere su quanto la vita di ognuno sia importante per arricchire l’altro, a prescindere dal ceto sociale. Quindi ogni terra è terra di missione, lì dove viene portato il Vangelo a salvare gli animi e a far crescere concretamente gli uomini. L’ultimo giorno i Padri Missionari hanno tratto le conclusioni da questi momenti di conoscenza e confronto reciproco, mettendo in risalto il valore dell’amicizia secondo l’insegnamento del Fondatore Padre Pio Bruno Lanteri: l’amicizia come crescita di comunione e carità è possibile anche tra popoli distanti fra loro, anche attraverso la diversità del ceto sociale. Aiutare chi è in povertà non deve portare la persona benestante a sentirsi ad un livello di superiorità. Quindi è necessaria la conoscenza tra i vari Paesi del mondo in cui operano i Padri OMV; è necessaria la conoscenza per approdare poi all’amicizia tra le varie Missioni Oblate, per portare ad uno scambievole aiuto tra di esse. L’Amicizia è alla base della vera crescita umana e spirituale. Olimpia Di Paolo
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Un amico mi scrive…: Carissimo padre, se confronto ciò che ero e ciò che sono posso affermare con certezza che una conversione c'è stata. Alcuni atteggiamenti, molti pensieri, diversi atti sono morti, per grazia di Dio. Oggi conosco la preghiera e non posso, ogni giorno, non entrare nel mio cuore per sedermi davanti al mio Signore ed ascoltarlo. Oggi non posso non confessare i miei peccati, non posso non ricevere l'Eucaristia. Semplicemente non posso perché, come fiore senza acqua, appassirei. Eppure la mia vita è adesso molto più dura. Incomprensioni, ostilità, dispiaceri si moltiplicano, anche nei miei ambiti più vicini. Mi sembra, a volte, di camminare estraneo in un mondo del quale avverto tutto il dolore ed il male. E l'angoscia, a tratti, sempre più spesso, mi attanaglia serrandomi il cuore con un senso di fine. Il Signore ci ama di un amore incomprensibile; ti confesso, padre mio, che il pensiero di un tale amore, così assoluto ed esclusivo, mi impaurisce perché tanti sono gli attaccamenti della carne e non solo. Prego sempre il Signore, lo prego piangendo e lo supplico, come un mendicante, che mi renda pronto e forte. Ma la solitudine che provo in questo mondo è terribile. Prega per me, padre. Un abbraccio. Marco Fanini
Il povero prete risponde: Carissimo Marco, guarda un po' cosa leggevo poco fa: «Via via che Dio veramente entra in possesso dell'anima, l'anima avverte la relatività e l'imperfezione di ogni altro amore, l'incapacità per ogni altro amore terreno di colmare i suoi vuoti, di rispondere ai suoi bisogni, di soddisfare pienamente la sua natura; così l'anima che è scelta da Dio, non può, se ha un'esperienza di Dio trovare un qualunque bene creato che possa sostituire l'amore di Dio. Non è detto che l'uomo a volte non debba sentire il bisogno di appoggiarsi a qualche creatura. E rimane vero che l'amore di Dio, anche se l'uomo sente di essere amato, non dà direttamente gioia. È l'amore di un Dio, e non ha proporzione con l'essere umano; è un amore che sottrae l'uomo a tutto e non gli dà subito quanto gli promette. Si diceva che nella comunione con Dio è vinta la solitudine: è vinta, sì, ma si entra in un'altra solitudine. L'uomo sente bene che in fondo la sua vita ha acquistato un senso, un valore. E tuttavia Dio non si fa presente nella vita dell'uomo in modo da trasformare la vita presente in vita beata del cielo. Nel confronto con gli altri, che possono in qualche modo anche conoscere qualche gioia, un calore terreno, l'uomo, che è scelto da Dio, rimane incapace di essere soddisfatto quaggiù. La comunione con Dio crea nell'anima un tormento, una sete, un'aspirazione continua; è come se una ferita si aprisse nel profondo. Tutto l'essere aspira ad un bene che è soltanto promesso e al quale non può rinunciare. Non è forse la speranza che distingue la vita cristiana? E la speranza è desiderio che Dio solo può soddisfare. L'anima religiosa è incontenibile, non chiede più nulla a nessuno, ma vive una sete nell'intimo, che cresce ogni giorno di più perché Dio solo potrebbe soddisfarla, e Dio la soddisfa soltanto dopo la morte. Sembra che Dio, nella misura che si dona all'anima, crei nell'anima una vastità di desiderio, dilati la capacità dell'anima di ricevere, ma non doni che l'insaziabilità. Qualche volta ci vien fatto di dire: "Perché ci hai scelto? Si poteva vivere una vita più tranquilla, serena, e invece la vita sembra divenire ora, a causa tua, sempre più impossibile". D'altra parte non potremmo nemmeno ritornare alla vita di prima. Potremmo farci distrarre da questa fame di Dio e non sentire il suo vuoto; sentiamo tuttavia di non potervi più rinunciare. Dio ci condanna alla fame e alla sete; si dona non tanto in quanto ci colma, non tanto in quanto ci sfama, ma in quanto ci asseta di Sé, in quanto ci affama» (Don Divo Barsotti, Nello Spirito Santo, Fondazione Barsotti, 140-141). Un forte abbraccio. P. Armando omv
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Carissimi Amici di Casa Lanteri, eccoci giunti a novembre, il mese che, con la Commemorazione di tutti i fedeli defunti e la Solennità di Ognissanti ci rimanda alle verità ultime della nostra fede e delle realtà dell’al di là che ci aspettano varcata la soglia di “nostra sorella morte”. Per il cristiano, non semplicemente battezzato, ma credente sul serio, la morte è “sorella” perché ha perso il mordente che essa ha per chi non ha fede e per qual’essa è la fine di tutto. Per noi non è così, la partecipazione domenicale alla Liturgia ci introduce già nelle realtà che hanno a venire e trasfigura di eternità il tempo che scorre e che in essa trova il suo senso e il suo sbocco.
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Carissimi Amici di Casa Lanteri,
il mese di Novembre lo chiamiamo "dei morti", È quindi un mese di vita che ci fa riflettere sul senso della nostra vita: verso dove camminiamo, quale realtà ci aspetta in Cielo: la vita di comunione con la Trinità, specchio della vita di comunione che siamo chiamati a vivere con i nostri fratelli di fede e con tutti gli uomini di buona volontà. Come sempre l'augurio di buon cammino spirituale anche in questo tempo di Novembre!
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Venerdì 28 novembre 2014 – ore 19:15 – Sr Mary Kowalski omv |
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Venerdì 28 novembre 2014 – ore 21:15 – Dott.ssa Anna Simoncelli: Sesso o genere: dov'è l'uomo. |
Sabato 29 novembre 2014 – ore 9:30- Diac. Prof. Nicola Parisi Il male e il peccato alla luce di 1Gv 3,8 Questioni di esorcismo? |
Sabato 29 novembre 2014 – ore 11:30 – Diac. Prof. Nicola Parisi Il «giardino» e la croce: crocivia di un'umanità redenta |
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Sabato 29 novembre 2014 – ore 16:00 – Prof. Mauro Meruzzi L'uomo psichico e l'uomo spirituale (Rm 8 e 1Cor 2). |
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Sabato 29 novembre 2014 – ore 21:15 – P. Armando Santoro omv A B |
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